Sotoportego del tragheto e la storia delle ancorette da toccare per scaramanzia- Itinerario a Cannaregio

Siamo a San Canciano, nel sestiere di Cannaregio, davanti alla chiesa dedicata al santo omonimo. Appena dopo aver attraversato il ponte sul rio dei Santi Apostoli c'è un sottoportego chiamato "del tragheto" il cui nome deriva dal fatto che in passato, questo era il punto dove le imbarcazioni che dovevano andare a Murano, Burano e principalmente all'isola di San Michele (l'attuale cimitero) approdavano prima che le Fondamente Nove venissero create.

Alla fine del sottoportego, su due lati di un pilastro di una casa lì davanti sono appese due piccole ancore di ferro. Cosa le rende speciali? Erano esattamente i ganci su cui, in passato, venivano appesi i due quarti del corpo degli "squartai", cioè le persone condannate a essere tagliate in quattro parti come punizione per i loro crimini e messe sotto gli occhi di tutti. Ce n'erano esattamente due coppie in città. Le uniche superstiti sono queste di fronte alla chiesa di San Canciano, le altre due, scomparse negli anni, si trovavano lungo la fondamenta degli squartai (appunto) ai Tolentini. Questi ganci erano posizionati ognuno in una direzione diversa perché la legge voleva che le quattro parti del corpo del condannato a morte venissero esposte nelle direzioni di Padova, di Mestre, di Chioggia e del Lido. 

La testa del condannato, invece, veniva posizionata in piazza San Marco. 

Tradizione vuole che chiunque passi nei paraggi di queste ancorette dovrebbe toccarle per scaramanzia e, anche perché, si dice portino fortuna proprio per il fatto che se le si tocca vuol dire che si è ancora in vita e non è ancora arrivato il momento di essere "traghettati" verso l'isola di San Michele o di essere squartati ed esposti ai passanti. Sarà solo scaramanzia, ma sempre meglio non rischiare, dopotutto il gesto è sempre beneaugurante!


La storia d'amore di Orio e Melusina - Itinerario a Castello

Viveva alla Bragora un pescatore di nome Orio . Una notte, gettando le sue reti al largo di Malamocco, al momento di issarle a bordo le ritrovò insolitamente pesanti. “Liberami, ti prego. Liberami e non ti pentirai”. La dolcissima voce preoccupata chegiungeva dall’acqua colse il giovane di sorpresa. Subito dopo, due mani femminili imprigionate dalla rete, seguite da uno splendido viso, fecero capolino. Orio fu colpito da tanta bellezza, e iniziò a interrogare la ragazza mentre la liberava. “Non sarai mica davvero una strega?”. “Oh no, mio giovane amico, sono una sirena. Il mio nome è Melusina”, gli disse lei mentre una splendida coda di pesce si innalzava dalla fiancata. Orio era stupefatto. Nondimeno la bellezza della donna-pesce aveva colpito nel segno. I due iniziarono a incontrarsi ogni notte sulla spiaggia, finché il pescatore chiese la mano alla sirena, e lei si dichiarò lieta di rinunciare alla libertà del mare per acquistare un paio di gambe. L’unico vincolo era che il sabato, fino al giorno delle nozze, lui non si facesse vedere. Tutto proseguì bene per due settimane, ma il terzo sabato Orio andò al solito posto. Arrivato, non vide nessuno. Stava quasi per andarsene, quando una serpe di mare, spuntata dagli scogli vicini, gli passò davanti ai piedi. Spaventato il pescatore iniziò a correre, ma si sentì apostrofare da una voce che veniva dall’acqua: “Sciocco, il sabato sono costretta a trasformarmi in serpente a causa di un maleficio. Ma se mi sposi tutto questo cesserà”.

Il matrimonio ebbe luogo, e fu felice. Ai due giovani nacquero tre figli. Ma un giorno Melusina si ammalò gravemente, e prima di morire chiese di essere seppellita in mare. Così fu fatto. L’uomo era disperato. Oltre alla perdita dell’amata doveva fare i conti con i figli e la casa. Ma già dal secondo giorno si accorse che tutto veniva pulito e i bambini erano sempre in ordine. Orio pensò che la vicina, spinta da compassione, lo aiutasse di nascosto. Un sabato però, rincasato prima del solito, trovò un grande serpente in cucina: senza pensarci prese l’accetta per la legna e gli mozzò il capo. Da quel momento, però, casa e figli rimasero trascurati. Disperato, capì di aver proibito alla sirena di tornare nell’unica forma che le fosse consentita.

A ricordo di questa storia esiste ancora oggi un cuore di pietra sull’arcata di sotoportego dei Preti, alla Bragora, Salizzada del Pignater. Si dice che toccarlo porti tanta fortuna agli innamorati: non sappiamo se funzioni, ma per quel che costa, tanto vale provare!